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Rassegna stampa

Giugno 2017

Da Nostro Tempo

Una storia talmente strana, e bella, da sembrare quasi non vera. Ma diventa vera parlando con Francisco. Francisco Sancho, catalano di Barcellona (“Ma potete dire spagnolo, italiano, e anche polacco, tedesco, francese, danese, ceco, austriaco, belga, olandese…”) che ha percorso a piedi 13mila chilometri consecutivi. Non per qualche forma di strano primato, ma per collegare, in 15 mesi, i principali santuari europei: da Jasna Gora a Czestochowa a Santiago di Compostela, da Roma ad Assisi, da Tours a Lourdes, da Oviedo a Frederickshavn… Il sogno sarebbe stato di arrivare a Trondheim, in Norvegia, ma anche così il cammino infinito di Francisco lascia senza parole. Ecco perché, allora, meglio usare le sue: “Per me è stato un cammino di ringraziamento. Il primo pellegrinaggio l’ho fatto nel 1995 attraverso il cammino francese verso Santiago di Compostela. Ho scoperto una nuova visione del camminare, ho imparato a camminare in orizzontale guardando in verticale e ho capito che la vita è dono e che bisogna viverla come dono. Dopo altri cammini in giro per l’Europa ho provato a prendere il tempo come amico, e non come nemico come facciamo sempre, per riuscire a collegare i grandi santuari più importanti del cristianesimo durante il Medioevo. Per 8 anni ho cullato questo sogno, ho studiato per collegare 35 cammini diversi, anche la segnaletica e quant’altro e poi sono partito”.

fonte: www.nostrotempo.com


Aprile 2017

Da La Domenica di Vicenza
di Alessadro Scandale

fonte: ladomenicadivicenza.gruppovideomedia.it

Uno zaino, il cammino e tanta provvidenza

Se la settimana scorsa abbiamo raccontato un cammino tutto vicentino, quello denominato Fogazzaro Roi, un percorso che parte da Montegalda e, attraversando Vicenza e un'altra quindicina di Comuni, arriva a Tonezza del Cimone, questa volta ci occupiamo di un altro cammino, ben più lungo e impegnativo. Un cammino che si snoda attraverso l'Europa e assume un significato non tanto turistico o conoscitivo, ma più profondo e spirituale. Ad averlo percorso è Francisco Sancho Fernandez, nativo di Barcellona ma vicentino di adozione, il quale pubblica in queste settimane il nuovo libro Sette stagioni, uno zaino e tanta provvidenza che racconta in parole e immagini un'impresa straordinaria: il suo più recente e lungo cammino, iniziato l’8 settembre 2015 a Czestochowa con l’obiettivo di unire tre dei più importanti luoghi di pellegrinaggio del Medioevo - Roma, Santiago de Compostela e Frederickshavn - e conclusosi dopo 15 mesi lo scorso 8 dicembre al Santuario di Monte Berico a Vicenza. Lungo i 13mila chilometri di pellegrinaggio, Francisco ha percorso 31 Cammini europei tra cui la Romea Strata - un progetto molto caro all'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza - attraversato dieci nazioni e consumato cinque paia di scarpe. Sancho ha fatto del pellegrinaggio, iniziato negli anni Novanta con Santiago di Compostela, l’espressione concreta e tangibile della sua vita. Attualmente sono 24 i Grandi Cammini da lui realizzati, per un totale di circa 38 mila chilometri percorsi.

Sette stagioni, uno zaino e tanta provvidenza raccoglie molte delle più belle fotografie scattate lungo il Cammino, mediante le quali il lettore viene condotto all’interno della straordinaria magia dei luoghi attraversati. E in queste settimane per Francisco è in corso un altro tipo di cammino, con il quale condividere la sua straordinaria esperienza con il pubblico. Attraverso una mostra fotografica itinerante e l’organizzazione di un fitto calendario di incontri, ha voluto invitare chiunque abbia il desiderio e la possibilità di vivere un'esperienza così coinvolgente a mettersi in cammino con lui. Infatti, in concomitanza con le numerose serate di presentazione del libro in tutta la provincia, il pellegrinaggio di Sancho è diventato anche una mostra itinerante che è visitabile proprio in questi giorni nella Sala dei Sette Santi della Basilica di Monte Berico a Vicenza fino al 9 aprile; si sposterà poi a Cornedo Vicentino in villa Trissino dal 12 al 30 aprile e successivamente a Montecchio Maggiore in villa Cordellina dal 26 al 28 maggio. La mostra sarà in seguito portata anche in Friuli, Emilia, Toscana, Lazio e Umbria. "L'8 Settembre 2015 - dice Sancho - è stata una data che mai dimenticherò. Quel giorno ha visto concretizzarsi un sogno che cullavo da anni: un lungo e solitario pellegrinaggio per i santuari Europei. Il 15 Febbraio 2017 è stata un’altra data importante per me: l’inizio di un nuovo viaggio, non più solitario, ma circondato da persone desiderose di condividere quanto ho vissuto, di incontrarmi e di incontrarsi, di stare assieme e ripercorrere al mio fianco questa esperienza. È stato l’inizio di una serie di serate in cui presentare il mio nuovo libro fotografico ed il video con per far rivivere i momenti salienti di quanto ho vissuto. Soprattutto è per me la continuazione del mio pellegrinaggio, rivivendolo non più da solo ma in compagnia di tutti".

Chiunque abbia la fortuna di condividere con Francisco un po’ di strada, sia di cammino che di vita, ne rimane colpito - racconta l'amico e compagno di viaggio vicentino Massimo De Tomasi, autore un paio d'anni fa di un piccolo libro dedicato al Cammino di Santiago che abbiamo raccontato in queste pagine -. A me in particolare sembra di conoscerlo da sempre e spesso mi sono chiesto che cosa in lui maggiormente catalizzi l’attenzione delle persone che hanno il privilegio di conoscerlo. Una delle risposte che più mi convincono è che Francisco assomiglia moltissimo alle parole che dice. In questo momento storico in cui tutto è social, in cui il tradizionale essere o non essere è stato sostituita dall'essere o apparire, la comunicazione ha raggiunto livelli impensabili. Francisco, dal punto di vista di uno che come me affonda le sue radici comunicative in due barattoli uniti da uno spago teso, diventa l’emblema stesso della sincerità, della comunicazione vecchio stile, quella fatta di parole che pesano e di silenzi che spesso pesano ancor più. Siamo come siamo, non come vorremmo che gli altri ci vedessero. Francisco è come è, questo traspare di lui. La sua genuinità, unita ad una morale ben tracciata e mai di comodo, fa sì che poche anime risultino immuni al carisma di questo strano pellegrino. Pellegrino per sempre, Pellegrino d’altri tempi, Pellegrino per vocazione profonda e vera. Ho un ricordo che, più di altri, affiora in me in questi giorni. Durante una delle innumerevoli telefonate, verso la fine del suo pellegrinaggio, Francisco mi disse candidamente che era stanco, che voleva tornare, voleva chiudere il cerchio. Certo, parole più che comprensibili dette da qualcuno che per così tanto tempo ha vagato da solo per l’Europa. In quella frase però c’è qualcosa che non riuscivo a conciliare con l'immagine che ho di Francisco: il chiudere un cerchio sottintende che ci sia una fine, un limite. Qualcosa non mi tornava. Poco per volta il pensiero di cerchio chiuso ha evocato in me un’immagine che ritengo assomigli molto più a lui, che ne catturi meglio l’essenza. L’immagine di quei cerchi che si formano gettando un sasso nelle acque quiete di uno stagno, che si propagano lentamente in tutte le direzioni, uno, un altro, un altro ancora e così via. Ecco, questo è il Francisco che ho la fortuna di conoscere: un cerchio chiuso sì, ma che ne genera altri in continuazione, altre idee, altri sogni, altri progetti, altre condivisioni. In questo volume abbiamo il privilegio di vedere, con gli occhi di Francisco, alcuni tra i luoghi più rappresentativi da lui attraversati. Citando Agostino, posso dire anch'io che "Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina".

Abbiamo incontrato Francisco Sancho e dialogato con lui.

Che cosa si porta a casa dopo un'esperienza come questa? “La profonda consapevolezza di capire che la vita è un dono e che è importante viverla come tale”.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate lungo il cammino? “In un percorso di 15 mesi percorrendo 13.000 chilometri a piedi sono tante le difficoltà da affrontare... Essere lontano delle tue sicurezze, della famiglia, dei tuoi cari, l’idioma diverso in ogni nazione attraversata, il rigido inverno, il caloroso state, pioggia e fango per lunghi mesi, accoglienza, ospitalità... Comunque le due più grandi difficoltà che ho avuto di affrontare sono state il mio ginocchio sinistro, molto sofferente dopo tantissimi chilometri, e le risorse economiche che mi permettessero di affrontare con grande serenità il cammino passo dopo passo. Alla fine, come metafora di vita, un pellegrinaggio è una lunghissima preghiera fatta con il corpo”.

E quali invece le maggiori soddisfazioni? “Innanzitutto ho vissuto in prima persona che, indipendentemente della nazione dove mi trovavo, c'erano sempre delle persone disposte ad aiutarmi. Parecchie volte sono stato fermato nel mio cammino per ricevere cibo, un alloggio, acqua, indicazione sul percorso, un sorriso... Mi sono trovato con tanti ‘angeli custodi’, senza dimenticare gli incontri. Per un pellegrino la condivisione è la più bella espressione di vita”.

Come ci si prepara - fisicamente e mentalmente - a questo tipo di imprese? “È evidente che è una impresa difficile. Comunque io ho provato sin dal primo momento a trasformare in realtà il mio sogno di collegare a piedi i grandi Santuari di pellegrinaggio cristiano in Europa nel Medioevo. Ed è per questo che due sono state le priorità: la prima è stata il camminare in orizzontale ma con lo sguardo in verticale, alla ricerca del divino. La seconda era capire che il tempo era mio amico e non un nemico. Niente fretta, niente ansia, niente paura... Bisognava affidarsi alla provvidenza”.

Che riscontro sta avendo dal pubblico durante le presentazioni? “Il riscontro che sto provando con il pubblico durante le serate iniziate il 15 febbraio a Breganze è molto positivo. Il fatto di condividere la mia esperienza di pellegrinaggio con gli altri mi rende molto felice. Alla fine pellegrini siamo tutti. Io intendo trasmettere le emozione provate in questo meraviglioso pellegrinaggio. È evidente che non bisogna camminare tutti questi chilometri e mesi per riuscire a capire cos’è. Mi basta sapere che una persona, dopo aver assistito ad una serata, si è messa lo zaino ed è partita per un cammino. In Europa tanti mi chiedevano cosa mi spingesse a fare un sacrificio così grande e come potessi gestire i rapporti con la famiglia, con i miei cari, essendo cosi lontano tanto tempo... Invece la domanda in Italia è stata sapere come facessi con i soldi i con il lavoro...”.

Francisco Sancho risiede in Italia dal 2008 e si considera vicentino d’adozione. Dopo il suo primo Cammino verso Santiago de Compostela (Cammino Francese), alla metà degli anni novanta, sente nascere in se la consapevolezza che quella era la sua vocazione. Ha al suo attivo un numero pari a 24 cammini che l’hanno portato alla tomba dell’Apostolo Giacomo, 5 volte alla tomba di Pietro e Paolo in Roma, 4 volte alla tomba di San Francesco in Assisi ed innumerevoli altri cammini in Europa. Dal 1994 ad oggi, si stima abbia percorso in cammino una distanza pari a 35 mila chilometri. Questo suo libro, il secondo dopo la pubblicazione del 2015, è frutto di un lungo Cammino percorso con le sue gambe ma, ancor più, con il cuore e l’anima.


Marzo 2017

Da Voce dei Berici
di Alessadro Scandale

I passi di Francisco Sancho sulla Romea Strata raccontati in un libro

Un nuovo libro e una mostra itinerante per raccontare una grande esperienza di vita e di fede cristiana. Con “Sette stagioni, uno zaino e tanta provvidenza”, Francisco Sancho Fernandez, nativo di Barcellona e vicentino d’adozione, ha fatto del pellegrinaggio l’espressione concreta della propria vita. Libro e mostra raccontano il suo più recente e lungo cammino, partito l’8 settembre 2015 da Czestochowa in Polonia per unire tre dei più importanti luoghi di pellegrinaggio del Medioevo - Roma, raggiunta per l’apertura della Porta Santa, Santiago de Compostela e Fredrikshavn in Danimarca - e concluso dopo quindici mesi lo scorso 8 dicembre al Santuario di Monte Berico a Vicenza.

Lungo i 13mila chilometri Francisco ha percorso 31 cammini europei tra cui la Romea Strata, per la quale l’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi gli ha proposto di fare da testimonial, toccando Assisi, Lourdes e Finisterre, dove ha sperimentato i rituali sacri dei pellegrini, attraversando dieci nazioni e consumando cinque paia di scarpe. Soprattutto testimoniando con gambe e cuore i propri valori di fede.

«L’8 settembre 2015 - racconta - è una data che mai dimenticherò, ho realizzato un sogno che cullavo da anni, partire per un lungo e solitario pellegrinaggio verso i santuari europei. Nonostante le difficoltà e gli acciacchi che mi hanno impedito di raggiungere alcuni luoghi che mi ero prefissato, ho compreso che l’importante non è la meta ma il cammino stesso. Ho condiviso tratti del percorso assieme a cari amici, anche vicentini, e a sconosciuti, ma compagni di viaggio. Poi l’arrivo a Vicenza, che considero casa e dove avevo ricevuto la benedizione di partenza. Un momento meraviglioso e una metafora del cammino: il tempo era stato mio amico e la vita un dono». Ora Sancho è impegnato in un altro tipo di cammino, infatti «il 15 febbraio 2017 a Breganze un’altra data importante per me: l’inizio di un nuovo viaggio, non più solitario ma circondato da persone desiderose di condividere il mio vissuto. Una serie di serate in cui presento il mio libro fotografico e il video per rivivere i momenti salienti di questa esperienza unica».

In concomitanza con le serate in tutta la provincia, c’è anche una mostra itinerante che esordirà a Monte Berico, in Sala dei Sette Santi, dal 24 marzo al 9 aprile.


Ottobre 2016

Da Voce dei Berici
di Giorgio Zanini

Durante i primi anni di matrimonio, mio marito ed io avevamo pensato con grande entusiasmo al cammino di Santiago de Compostela, ma gli impegni del far crescere una famiglia non ci hanno permesso di portare a compimento questo proposito. Successivamente, quando i figli sono diventati grandi e si sono sposati, le mie gambe non mi hanno più dato la possibilità di intraprendere un così lungo cammino. Nella primavera 2015, durante un viaggio in Iran con don Raimondo - che già ci aveva fatti partecipi informandoci sul ripristino della Romea Strata e dell’antico Hospitale di Maiano (luogo da sempre destinato a ritemprare i pellegini che, partendo dal nord-est europeo, transitavano per il Tarvisio e proseguivano per Roma, Santiago o la Terra Santa) - Marino del Piccolo di Udine ci ha illustrato gli sviluppi su tutto il percorso.

Nell’agosto dello stesso anno, nell’Abbazia di Sant’Agostino, don Raimondo ha consegnato ad un pellegrino (che si apprestava a compiere un lunghissimo percorso e nominandolo testimonial della Romea Strata stessa) la credenziale: il suo nome è Francisco Sancho. Francisco, spagnolo di nascita, vicentino d’adozione, “pellegrino per sempre”, come lui si definisce, ha fatto di questo suo camminare lo scopo della vita e nei suoi occhi ridenti si vede la luce che dona l’amore verso il Signore e la pace che ha dentro di sé.

Il suo modo di vivere la vita ha suscitato in noi grandi emozioni. Persona umile e semplice, vive della provvidenza che in tutto “il suo andare” non è mai venuta meno. Ci ha fatto capire che Santiago è l’arrivo o la partenza di ben altro cammino della nostra vita. Si può partire da credente, da amante della natura, per una sfida personale o quando la vita ti carica di troppe responsabilità e senti il bisogno del silenzio e della fatica del camminare. Incontrando lungo la strada le persone più varie, condividendo albe e tramonti, passo dopo passo ti accorgi di quante cose inutili siamo circondati e quanto invece è importante perdere tutto per ritrovare l’essenziale. E in mio marito si è riacceso quel tizzone che tenevamo nascosto - ma al riparo - sotto la cenere.

Abbiamo raggiunto, il 18 ottobre 2015, Francisco al Tarvisio, dove ad attenderlo, oltre a noi due, c’erano un gruppo di amici dell’Ufficio Pellegrinaggi, il parroco e il sindaco di Tarvisio. E’ stato un modo per conoscerlo meglio ed è stato così che mio marito Giorgio si è messo lo zaino in spalla e ha percorso con Francisco alcuni tratti della Romea Strata, condividendo gioiosa fatica, camere per dormire in un freddo assoluto, pastasciutte che hanno sigillato per sempre una vera amicizia. E dopo questi “assaggi di pellegrinaggi”, insieme, percorrendo la via Francigena, sono giunti a Roma per l’8 dicembre, apertura dell’Anno Santo.

Ora Giorgio è pronto a partire per Santiago e io sono felice per lui che può finalmente realizzare quello che oramai, per entrambi, sembrava “il sogno nel cassetto”. Lo aspettano sicuramente difficoltà, incertezze e stanchezza - che probabilmente assomiglieranno a quelle dei pellegrini che incontrerà lungo la sua strada -, ma sicuramente la gioia della meta, il suo arrivo, prevarranno su tutto e alla sera, Giorgio lungo il suo cammino, e io nel giardino della nostra casa, guardando in alto, ringrazieremo entrambi il buon Dio per tutte le stelle che ha messo nel cielo per rischiarare la notte dei pellegrini.

Grazie Francisco!
Federica Baraldo e Giorgio Zanini


17 novembre 2015


17 novembre 2015

Da Il Tirreno
Entusiasmo per Sancho
La tappa pistoiese del “Maratoneta della fede”
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PISTOIA. È stato accolto con entusiasmo a Pistoia Francisco Sancho, il pellegrino che sta promuovendo, camminando a piedi per l'Europa, la Romea Strata, il "maratoneta della fede" che partendo dalla città di Cestokova in Polonia ha già percorso 12mila chilometri. Sancho è stato accolto in Porta al Borgo da un gruppo di persone tra le quali l'assessore al turismo Tina Nuti, alcuni rappresentanti del Cai di Pistoia, la banda Borgognoni e una folta rappresentanza di studenti del liceo artistico. La tappa pistoiese è proseguita nella cattedrale di San Zeno (percorrendo via Sant'Andrea, via degli Orafi e piazza Duomo), dove l'arciprete della cattedrale don Luca Carlesi, con il quale ha visiteto l'altare in argento dedicato al patrono di Pistoia, gli ha praticato la lavanda dei piedi. Per l'occasione le reliquie di San Jacopo sono state esposte in cattedrale. Successivamente Francisco Sancho è stato accolto in palazzo comunale con un saluto dell'amministrazione in rappresentanza dell'intera comunità pistoiese.L'instancabile camminatore è stato poi accompagnato da una guida turistica a visitare alcuni tra i luoghi più significativi sia da un punto di vista spirituale che di pregio storico earchitettonico come la chiesa di Sant'Andrea e quella di San Bartolomeo.


16 novembre 2015




15 novembre 2015

Da il Tirreno
Dalla montagna a Pistoia, il maratoneta della fede
Carlo Bardini

Dopo la comunità di Cutigliano Francisco Sancho è stato accolto con calore e con tutti gli onori da quella di San Marcello. Sancho è stato soprannominato “il maratoneta della fede”
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SAN MARCELLO. Dopo la comunità di Cutigliano Francisco Sancho è stato accolto con calore e con tutti gli onori da quella di San Marcello. Sancho, soprannominato “il maratoneta della fede”, sta promuovendo, camminando a piedi per l'Europa, la Romea Strata, il percorso già presente fin dai tempi del Medioevo. È partito dalla Polonia e raggiungerà Roma per l’8 dicembre. Quindi il suo progetto è di raggiungere Santiago de Compostela e di lì dirigersi verso la Norvegia, al santuario di Sant’ Olaf, nel Natale 2016.

Assieme ad una delegazione formata da Cai, volontari dell'associazione Vallelune, il maratoneta di casa Domenico Bini e l'assessore comunale Alice Sobrero, Sancho (nella foto con la quasi centenaria Elsa Strufaldi) è sceso da Pratale e Lizzano nel capoluogo montano dove ha partecipato a parte della messa e si è incontrato con don Cipriano. Poi nel palazzo comunale dove lo ha accolto una piccola cerimonia e il timbro delle credenziali del Comune di San Marcello su una carta dove si trovavano tutte le altre attestazioni delle passate tappe di Francisco Sancho. «Ho già percorso – ha raccontato – 40.000 chilometri nei vari percorsi della mia vita. Non mi sento un missionario. La bellezza dei miei passaggi sta anche nell'accoglienza delle persone, come in queste occasioni, che mi testimoniano affetto ed amore». Francisco fa il maitre di professione e il suo scopo è il cammino nella fede. Chiunque voglia seguirlo può consultare il sito www.boanerges.es.

Francisco Sancho arriverà lunedì 16 intorno alle 15 in Porta al Borgo a Pistoia . Il "maratoneta della fede" sarà accolto da un gruppo di persone tra le quali l'assessore al turismo Tina Nuti, alcuni rappresentanti del Cai di Pistoia e la banda Borgognoni, per un saluto in musica. La tappa pistoiese proseguirà nella cattedrale di San Zeno (percorrendo via Sant'Andrea - via degli Orai - piazza Duomo). Qui sarà accolto dall'arciprete della cattedrale don Luca Carlesi con il quale visiterà l'altare in argento dedicato al patrono di Pistoia. Per l'occasione le reliquie di San Jacopo saranno esposte in cattedrale. La sera è prevista la cena alla mensa don Siro Butelli e il pernottamento in locali della Diocesi


14 novembre 2015

 


11 novembre 2015

 


11 novembre 2015


10 novembre 2015 Prima Pagina


21 OTTOBRE 2015


 

 


30 agosto 2015

Articolo sul Corriere del Veneto




22 agosto 2015




21 giugno2015

Il Giornale di Vicenza 21 Giugno 2015

Articolo su LA DOMENICA DI VICENZA LINK

 


26 maggio 2015

L'Arena di Verona 26 maggio 2015

 


 

25 aprile 2015

Avvenire del 25 Aprile 2015

 

 


 

 

 


Famiglia Cristiana 06/05/2015



Il Punto di Creazzo 28 marzo 2015

Il Giornale di Vicenza 19 dicembre 2014

 

Il Corriere del Veneto 24 dicembre 2014

 

Il Corriere del Veneto27 dicembre 2014